Festa del Santissimo Crocifisso

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11 October 2023

Festa del SS Crocifisso dal 1 al 3 Maggio, protettore della Città, con folklore, tradizioni popolari, manifestazioni artistico-culturali e canore, processione e giochi pirotecnici a chiusura della festa.

Fu nel 1626, durante il mese di Maggio, dopo un anno “orribilis” in cui imperversarono la carestia e le pestilenze, che l’arcivescovo di allora monsignor Girolamo Venero e Leyva, decise di far portare in processione il venerato Simulacro del Santissimo Crocifisso. La peste era entrata a Monreale nonostante l’arcivescovo avesse preso tutte le precauzioni necessarie per impedire che vi dilagasse. Dopo che il Santissimo Crocifisso ebbe percorso tutte le strade del paese, rientrò nella Collegiata presso il cui altare mons. Venero celebrò la Santa Messa. Al momento dell’elevazione dell’Ostia, il venerando prelato sentì scoppiare i bubboni e guarire dal morbo. A suggello di quel miracolo, nella cittadina normanna piovve per otto giorni consecutivi e il popolo attribuì il fenomeno meteorologico, che pose fine alla siccità e alla peste, a un miracolo del Crocifisso di Monreale. La vittoria sulla peste molto deve anche alla cultura e alla sapienza del Venero, le stesse doti che gli permisero di convogliare la devozione popolare sul Crocifisso, considerato dal Concilio di Trento il punto nevralgico verso cui indirizzare la fede cristiana. Egli apparteneva ad una famiglia spagnola che aveva tratto grandi benefici dalle relazioni con l’America, di recente scoperta. Era un giurista colto e avveduto, spirito concreto e lungimirante, profondamente religioso. Al primo apparire della minaccia della peste non si lasciò intimorire, ma mise subito in atto una serie di provvedimenti rivolti ad impedire l’ingresso del contagio a  Monreale. Coinvolse tutta la cittadinanza nell’impegno di costruire una cinta muraria affinchè nessuno entrasse o uscisse senza il più severo controllo igienico. Quando poi, malgrado le sue attenzioni, la peste riuscì a filtrare, egli si spese senza limiti per impedirne la diffusione. Diede severe disposizioni per evitare il contagio, mobilitò le autorità comunali, istituì una apposita deputazione per la più severa vigilanza, organizzò un corpo medici obbligandoli a denunziare ogni caso che si verificasse, nel più rigoroso rispetto delle norme di igiene, diversamente da come agiva a Palermo il vicerè Emanuele Filiberto, che puntava più sulle manifestazioni religiose per implorare da Dio la liberazione del flagello. Pessimo rimedio se si considera che proprio nelle assemblee e nei luoghi di maggior affollamento il bacillo della peste veicolava più velocemente. Venero non agì da solo, facendo leva sulla sua autorità, perchè a tutti chiese collaborazione e contributi. La città si indebitò sino al massimo possibile in uno sforzo gigantesco. Alla fine i risultati furono lusinghieri, perchè le vittime furono assai poche rispetto a quanto era avvenuto in altre città della Sicilia. E quando finalmente il flagello si allontanò e si sentì il bisogno di levare ringraziamenti a Dio, egli seppe guidare il sentimento religioso di tutta la popolazione incanalandola verso il mistero centrale della fede cristiana, cioè verso il Crocifisso. E proprio il 27 Aprile di quello stesso anno che per volontà dello stesso arcivescovo  Venero venne costruito il Cappellone del Crocifisso nella chiesa del Salvatore. E il successivo 30 aprile, mons. Venero con la Deputazione della Sanità deliberarono di far festa per ogni quartiere e strada di Monreale con fuochi e luminarie in onore del Santissimo Crocifisso. Fu proprio quello l’inizio della festa che ancora oggi si protrae per tre giorni consecutivi, l’atto di nascita della Festa del Santissimo Crocifisso. Da allora, ogni anno, si celebra solennemente la ricorrenza nei giorni 1,2, e 3 Maggio per rendere onore al Santo Simulacro. Il Crocifisso diventa polo  di attrazione della fede del popolo monrealese. Per la sua “custodia”, il Venero dettò una costituzione precisa e concreta. I custodi dovevano essere diaconi o sacerdoti, il numero era 24 e dovevano essere tutti di buona condotta e di buona fama, non legati alla chiesa metropolitana come parroci e cappellani. Il nuovo eletto doveva giurare osservanza alla Costituzione. La Congregazione era diretta da un preposto, coadiuvato da un segretario, due consiglieri, un economo o procuratore dei beni. Tutti questi incarichi dovevano essere conferiti con voto segreto, ogni due anni, dopo l’ottava di maggio. Il segretario. oltre a tenere tutte le scritture doveva prendere nota, in un apposito registro, dei miracoli operati quotidianamente dal Crocifisso. Doveva registrare anche tutti gli atti capitolari. L’economo aveva l’obbligo di tenere cassa e dare conto mensilmente al preposto ed ai consiglieri. Oltre tre secoli di devozione sono trascorsi da quel lontano 1626, in cui fu sconfitta la peste ed il simulacro del Santissimo Crocifisso di Monreale fu portato in processione per grazia ricevuta.

Da allora, tra i monrealesi e l’effigie del Crocifisso è nato un rapporto familiare che non sembra affatto deteriorarsi, anche perchè il Cristo in Croce, nella cultura popolare, rappresenta ilo protettore dalle possibili disgrazie, l’intercessore per i bisogni di tutti. Ogni anno, tra storia, fede, antropologia e un po di leggenda, la città rivive una delle più antiche tradizioni religiose che si articolano nei primi tre giorni di maggio e culminano con la solenne processione del Crocifisso per le vie cittadine. Il popolo e quanti sono devoti si ritrovano lungo lo scoscedimento della “Carrubella” dove, nel XV secolo, sorse la piccola Cappella del Salvatore, che in un secondo tempo divenne la Chiesa della Collegiata, ampliata da Venero (1620-1628) per incrementare il culto del S.S. Crocifisso. All’esterno della chiesa si può ammirare il gran pannello di maiolica d’Italia, raffigurante il SS.  Crocifisso, realizzato nel settecento da un ignoto ceramista palermitano. I primi due giorni della festa sono dedicati esclusivamente al folklore; sfilate di carretti siciliani, gruppi folkloristici, sbandieratori, majorette, bande musicali, giostre, che hanno inizio con l’alborata sul monte Caputo. Anticamente in alcune vie del centro si svolgevano le corse  dei berberi con la disputa di un palio. Allietano le serate diversi concerti nella piazza detta volgarmente “u bagliu”.Ma il momento culminate, che ancora oggi richiama a Monreale migliaia di devoti da tante parti della Sicilia, è il giorno della processione: più di nove ore di estenuante itinerario cittadino sia per la confraternita dei “fratelli” che per la moltitudine di fedeli, spesso a piedi scalzi, al seguito della Croce. Si comincia con il solenne Pontificale nella chiesa della Collegiata per poi passare alla tradizionale “discesa a spalla” della “Vara” per la ripida scalinata, per porre il Crocifisso dinanzi il pannello di maiolica retrostante la chiesa, dove sarà venerato dai fedeli e baciato dai bambini.

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